Temo che la presentazione della posizione “Naturalismo euristico”, da me tenuta durante la lezione introduttiva, sia fallace sotto almeno un aspetto: ho paura, infatti, di aver involontariamente suggerito che il corso della storia biologica ci abbia messo a disposizione capacità prossime all’infallibilità, assai superiori a quelle di cui disponiamo in realtà, usando a riprova di ciò l’evoluzione stessa.
In realtà il mio interesse era porre l’accento sulla rapidità e l’efficacia delle dinamiche di raccolta /processamento dell’informazione, non sulla loro correttezza. Come vedremo meglio, infatti, la nostra posizione non ha alcuna ambizione normativa, dal momento che la correttezza delle euristiche utilizzate può essere valutata solo a posteriori e solo all’interno della relazione tra l’organismo e l’ambiente a esso circostante. Non appena le condizioni di quest’ultimo mutano, ecco che le strategie utilizzate perdono la loro efficacia.
Le euristiche, a seconda delle situazioni, possono farci sbagliare e anche alla grande.
A questo proposito, vorrei sottoporvi un aneddoto interessante in cui, recentemente, mi è capitato di incappare:
In seguito a un attacco informatico è stato pubblicato un elenco contenente 32 milioni di password effettivamente utilizzate da utenti sparsi per il globo; una società di sicurezza informatica ha condotto uno studio su tale elenco,dal quale è emerso che:
1. Le password utilizzate sono di breve lunghezza (in media 6 caratteri.)
2. Le password utilizzate sono di facile memorizzazione (addirittura la più utilizzata,”123456”, non necessita di alcuna memorizzazione, stesso discorso per “qwerty” ecc.)
3. Le password utilizzate tendono a essere le stesse per i differenti account degli utenti (indipendentemente dal valore dei dati da esse protetti).
Tali tendenze all’uniformità, all’economia e alla facilità di memorizzazione sono, purtroppo, la principale causa delle violazioni informatiche nel mondo; esse, rappresentano un caso emblematico dell’applicazione di euristiche semplici in un contesto, quello informatico (dominato dalla capacità di calcolo), a esse completamente inadatto.
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