Tuesday, May 4, 2010

Niklas Luhmann e il "Costruttivismo Operativo"

Niklas Luhmann nasce a Lüneburg, 8 dicembre 1927, e muore Oerlinghausen, 12 novembre 1998 è stato un importante sociologo tedesco. Ordinario di di sociologia all’Università di Bielefeld e visiting professor presso la New School for Social Research di New York.
Nel saggio Conoscenza come Costruzione, tratto da una conferenza tenuta a Berna nel 1988, Luhmann affronta il tema epistemologico confrontandosi con il costruttivismo radicale, teorizzato da Ernst von Glasersfeld, tentando di superare I limiti posti in alcuni casi dagli stessi costruttivisti, raggiungendo l’idea di costruttivismo operativo.
Partendo da tesi comuni agli autori qui discussi, e dai testi della nostra bibliografia, Luhman tenta un passo in avanti;
1. Il soggetto non è più soggetto, ma un sistema, un sistema auto-organizzantesi, capace di proteggere e mantenere la propria intgrità, all’interno del quale è presente una struttura cognitiva di base che dà una determinata forma all'esperienza
2. L’ogggetto non è più semplice oggetto, ma diviene ambiente;
Dall’unità di questa differenza emerge la conoscenza; perchè non si può dare un sistema che non sia inserito in un ambiente, e non si può immaginare un ambiente che non sia l’ambiente di un sistema. Proprio su questo paradosso, sull’unità della differenza poggia la conoscenza. Il rpesupposto dunque da cui parte il Costruttivismo non è l’unità bensì la differenza. Da questa tesi è coerente passare alla chiusura operativa dei sistemi, cioè con il fatto che le operazioni del sistema possone essere prodotte solo all’interno del sistema, in base ai risultati di precedenti operazioni dello stesso sistema. Questo concetto presenta delle similitudini con teorie precedenti, ma viene di fatto in questa sede portato alle sue estreme conseguenze. Per Tommaso d’Aquino, ad esempio, era evidente che il pensiero è un’attività strettamente individuale e che la possibilità di interrogarsi sul pensare dipende anzitutto dal fatto che pensiamo.
Da qui è possible trarre delle conseguenze piuttosto rilevanti

1. I risultati delle operazioni cadono dentro I confini del sistema e mai fuori.
2. L’ambiente non dispone di alcuna capacità di connessione per le operazioni del sistema.
3. Il sistema a sua volta non può prolungare le proprie operazioni al di fuori dei propri confini; in altri termini il pensare non è un’operazione transitive che si prolunga alla realtà esterna.

Queste ragioni lasciano facilmente comprendere come non ci siano trasferimenti dal sistema all’ambiente nè tantomeno dall’ambiente al sistema.

ATTENZIONE: CIò NON SIGNIFICA CHE L’INFORMAZIONE SIA UN’INVENZIONE ARBITRARIA DEL SISTEMA

Il sistema si informa per AUTOCONTATTO: il che vol dire che le perburbazioni, le irritazioni (terminologia Luhman) che si producono in seguito al rapporto fra sistema e ambiente fanno risonanza all’interno del sistema e risultano informative nella misura in cui vengono confrontate con lo stato attuale (con le strutture del sistema). L’ambiente in altri termini non contiene informazioni, l’ambiente è quello che è. Ciò presuppone che il sistema possa confrontare una referenza esterna (luce rossa dell’esempio di von Foerster) con una referenza interna; l’informazione nasce dunque all’interno del sistema dall’attivazione concomitante di auto- ed etero-referenza e contribuisce a modificare lo stato del sistema.
Da qui il perchè di conoscenza come costruzione e del perchè della circolarità; non esistono informazioni passate e future, non si possono ne conservare ne risparmiare ma sono sempre eventi attuali che si generano nel corso della riproduzione ricorsiva delle operazioni di un sistema in grado di lasciarsi perturbare dal proprio ambiente.

AUTOPOIESI: Maturana e Varela
Non potendo contare quindi su contributi provenienti dall’esterno, il sistema deve essere in grado di produrre e riprodurre da sè le proprie operazioni sulla base di oprazioni dello stesso tipo; Maturana e Varela hanno definitpo questa proprietà AUTOPOIESI.

INDICATORI DI REALTA’
Non avendo contatti con l’esterno, viene da domandarsi come possa un sistema riconoscere il medesimo oggetto in situazioni differenti, o come possa riconoscere se stesso come il medesimo sistema nel medesimo ambiente. Se si confrontase caso per caso, di volta in volta con il proprio ambiente, un sistema avrebbe delle capacità molto limitate, mentre un sistema in grado di procedere in modod ricorsivo può fissare qualcosa che si ripete nella forma di una distinzione; una prestazione interna al sistema grazie alla quale si fissano delle invarianze che fungono da indicatori di realtà. Questi valori svolgono una funzione inferenziale: a un nuovo incontro con il dato ambientale il sistema reagisce al risultato delle sue precedenti reazioni al dato. Proprio per il suo procedere ricorsivo quiesti indicatori possono variare: non potendo controllare l’ambiente, il sistema controlla se stesso e la coerenza delle sue reazioni ai fatti ambientali, evolvendo.


L’approccio costruttivista tiene quindi in considerazione il punto di vista di chi osserva, di chi esamina, e considera il sapere non ricevibile in modo passivo, ma risultato delle azioni di un soggetto attivo. La realtà sarebbe dunque creata da noi, dal nostro continuo esperire con essa. La determiniamo dal modo, dai mezzi, dalla nostra disposizione nell’osservarla, conoscerla e comunicarla. Si forma nei processi d’interazione ed attraverso l’attribuzione di significati alla nostra esperienza. La "costruzione" si poggia su mappe cognitive che servono agli individui per orientarsi e costruire le proprie interpretazioni. In sostanza ciascun individuo costruisce una sua mappa di significati che gli consentano di vivere in quello che ciascuno sperimenta come il suo mondo.


Giulio Marini

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